4 settembre 2008

L'immigrante, l'emigrante

Ogni persona è un mondo a se stante.

Ognuno vive il suo equilibrio di idee, tare, rapporti.

Universi nati e cresciti sotto l'influenza delle condizioni del luogo in cui cresce e si sviluppa. Del mercato e della ricerca del pane quotidiano.

Dai rapporti più o meno privilegiati da cui assorbe la storia, il credo, il comportamento.

Ogni persona è un mondo a se stante: un unico universo; irriproducibile.

L'incontro/scontro con altri universi crea gruppi. I gruppi compongono le società. Le società le regole standard per riconoscersi ed identificarsi. Il resto è soggettivo, irripetibile.

Chi non segue quelle due/tre regole, non è di quel gruppo. Non è di quella società.

Chi cerca di modificare dall'interno quelle regole, è un SOVVERSIVO.

L'organismo "società" ha chiari sistemi di autodifesa e protezione. Sono sempre i soli, i medesimi applicati con metodi non apparenti.

L'integrazione sociale vuol dire rinunciare alle due/tre regole della società di provenienza, ed accettare le quattro/cinque regole standard della società d'arrivo, senza cercare di modificarle. Senza entrare in contrasto con essa.

Quelle regole che producono ogni giorno folle di emigranti alla ricerca del proprio sogno: dalla montagna alla città, dalla Libia a Lampedusa, dall'Italia alla Svizzera, dalla bassa terra allo stipendio in fabbrica. Da uno status più semplice ad uno molto più complesso, in cerca di un benessere invidiabile.

Ma quelle quattro/cinque regole nuove, implicano molto di più:

Implicano il saper accettare il sistema delle condizioni geografiche, climatologiche, biologiche del luogo; del mercato e della ricerca del pane quotidiano; dei rapporti più o meno privilegiati, della storia, del credo, del comportamento - del nuovo Stato - che di fatto hanno prodotto ed identificano quei gruppi, quella società invidiata e ricercata.

E qui il limite umano:

perché nelle società di origine, fondate su universi ottusi e regole sbagliate, assassine, razziste, estremiste, basate sul fondamentalismo e sul macete, non abbiamo il coraggio di vivere e la forza del cambiamento?

Perché muoversi geograficamente verso altre società più fortinei "diritti umani" ma altrettanto deboli con il bastone ed il macete, per predarle, colonizzarle e derubarle e poi tornare come “eroi” nei luoghi natali in cui non si è avuto il coraggio del cambiamento, per esibire lo scalpo del “nemico”?